Nel mirino delle dismissioni statali finisce anche Poste Italiane. Dopo il colpo inferto nel 2016 dal governo Renzi, il mese scorso l’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha confermato l’intenzione di ridurre il ruolo dello Stato nella governance della più grande azienda italiana.
Intenzione che ha da subito sollevato la netta contrarietà di Slc-Cgil, per ragioni tanto economiche, quanto sociali. Alle nostre obiezioni, ci siamo sentiti rispondere che la svendita di altre quote azionarie di Poste, ora in mano pubblica, non avrebbe conseguenze sulla governance dell’azienda. Ad oggi il primo azionista è CDP Cassa Depositi e Prestiti con il 35%, segue il Ministero dell’Economia e delle Finanze con una quota di partecipazione pari a poco più del 29%. Il Governo sostiene che se il Mef vendesse tutte le sue quote – ipotesi al momento più accreditata – lo Stato resterebbe comunque primo azionista con la maggioranza relativa del 35% di Cdp e, a livello di governance, dunque anche di piano industriale, non cambierebbe nulla.
E invece no. In primo luogo, perché Cdp è sì controllata dal Mef, ma non è la sua gemella. Al proprio interno infatti ha anche una percentuale di Fondazioni bancarie e altri soggetti economici e finanziari, perciò è portatrice di interessi più eterogenei rispetto ad un ministero.
In secondo luogo, con l’aumento delle quote in mano al mercato, aumenterebbero anche le pressioni per scelte industriali orientate anzitutto a far crescere il valore delle azioni, a scapito – com’è già avvenuto nel recente passato di Poste e in altre partecipate statali – di lavoratori e cittadini. Insomma: maggiore la quota ceduta al mercato, minore il ruolo pubblico dell’azienda.
In più, una cessione ingente di quote attirerebbe l’appetito di Fondi d’investimento, o soggetti simili, che non iniettano mai risorse nelle aziende senza essersi prima assicurati un potere decisionale su di esse. La domanda che ci poniamo è: da un soggetto finanziario del genere possiamo aspettarci che abbia a cuore il ruolo pubblico di Poste?
Ecco perché come Slc-Cgil lottiamo affinché il governo non svenda al mercato ulteriori quote di Poste Italiane in suo possesso e tuteli, invece, la governance pubblica dell’azienda, nell’interesse comune di lavoratori, cittadini e sviluppo industriale del Paese.